Carissimo Sig. Tornaghi!
3. Maggio 1868.
Senza il minimo complimento e con tutta schiettezza, saprebbe Ella dirmi quanti articoli (dietro la gentile offerta del sig. Giulio) potrei scrivere per la Gazzetta musicale, da oggi al Novembre circa, senza annojar troppo, e senza togliere il posto dovuto a tanti migliori di me? E colla medesima schiettezza, chiederei se a tali articoli verrebbe assegnato un compenso, ed in quale misura? …
Vengo all’affare della Grammatica. Se male non mi rammento, mi pare che siamo un po’ in contraddizione, o quanto meno che abbiamo (io, se non altro) diminuito la nostra pretesa. Possiede Ella ancora copia della lettera al Conservatorio con che accompagnava le bozze della Grammatica? Mi sembra che vi si chiedesse di sostituire la mia a quella dell’Asioli, della quale infatti la mia non era che un riordinamento; per il che [*****] vi si conservava sul frontespizio il nome dell’Asioli medesimo.
Ora, se non mi si domanda più di sostituire la vecchia colla nuova (ciò che a me poi importa ben poco), cosa domandiamo? Come formuliamo la nostra domanda? Favorisca pensarci, e dirmene qualche cosa. E frattanto continui a voler bene al
Suo Aff.mo
A. Mazzucato